Caro Babbo Natale,

sono passati tanti anni dall’ultima volta che ti ho scritto. Da allora sono cambiate tante cose.
Ovviamente adesso so che non esisti nella realtà. E allora perché ti scrivo se non esisti?
Ti scrivo perché invece esiste ancora l’idea che hanno di te i bambini, cioè che tu sia reale. Quindi, ecco la mia lettera per te!
Ovviamente non ti chiederò giocattoli: fai contenti tutti i piccolini, perché lo meritano. Ma allora, cosa voglio da te ora che sono adulto? ti starai domandando.
Vorrei che tu portassi, almeno nella notte di Natale in cui passi con la tua slitta, un po’ di pace e salute a tutti quelli che sognano la magia del Natale, soprattutto in questo periodo dove questo Virus ci stà facendo a pezzi….
Che cosa posso chiederti? Vorrei vedere serene tutte le persone, già la serenità è un gran bel dono. E i sorrisi veri, quelli nell’animo e negli occhi, valgono doppio rispetto a quelli importanti ma brevi della felicità.
Poi vorrei che chi ha poco tempo accanto a sé o davanti a sé, ne avesse un po’ di più. Perché il tempo è il dono più prezioso che abbiamo, ma spesso lo diamo per scontato.
Sì, ma qualcosa di più personale non lo chiedi? ti starai domandando mentre leggi questa mia lettera.
Qualcosa che serve proprio a me ci sarebbe… Ogni tanto vorrei incontrare per qualche minuto, che ne so … mentre passeggio, qualcuno in particolare che non c’è più, e farci solo due chiacchiere come si fa con gli amici che trovi per caso. Ma realmente, non nella mia fantasia, riferisco a parenti, amici, … insomma a persone per me importanti che non ci sono più…
Chiedo troppo, Babbo Natale?
Ma visto che ho iniziato, allora esagero. Vorrei anche dare una sbirciatina al mio futuro. Piccola, mi raccomando, e solo per vedere qualche bel particolare. Magari se riuscirò con la mia LaMilanesa ad aiutare concretamente le persone, che sono state meno fortunate di me….e a far appassionare gli altri con la mia creativa. Chissà. Basta che siano bei particolari. Le altre cose no, non voglio proprio saperle, non devo, perché si cammina un passo alla volta. Se no si finisce per guardare solo il traguardo e mai le orme.
Adesso ho chiesto veramente troppo, non è vero, caro Babbo Natale? Non puoi portarmi quello che voglio? Devo cambiare richieste? Devo chiederti solamente regali che si possano incartare e mettere nel tuo sacco?
E allora facciamo finta che sono di nuovo bambino e, se vuoi, portami un carion con la ballerina che gira. Ma giusto per chiederti qualcosa di materiale e farti contento: a me basta chiudere un po’ gli occhi davanti alle luci del mio albero di Natale, nel buio del salotto, per respirare tutti i miei periodi dei Natali passati, dei regali chiesti e arrivati, o di quelli sognati e basta, oppure di quelli inattesi. E poi riaprire gli occhi e guardare al presente, che è l’unico tempo che abbiamo a disposizione: al silenzio o al dolore di questi momenti, ai riflessi delle lucine colorate sui muri, alle letterine sotto l’albero dove ancora tu sei presente con adesivi e carta colorata, al profumo dello zucchero a velo sul pandoro, al calore del termosifone vicino alla finestra, ai canti di Natale, ai film alla tv, ai libri sugli scaffali della libreria di casa.
In fondo è giusto così, perché c’è un tempo per ogni cosa, ma bisogna riuscire ad accorgersene.
…E se da qualche parte, nel tuo mondo irreale dovessi vedere il me bambino, dagli un bell’abbraccio da parte mia, perché a volte mi manca. Poi corri, perché anche tutti gli altri bambini ti aspettano.
Porta i regali a tutti, mi raccomando, non dimenticare nessuna letterina.
Buon Natale anche a te, caro Babbo Natale!
La tua bambina mai cresciuta. Cinzia
